Dolore al tendine di Achille. Cos’è e come prevenire gli infortuni?
Ciao runners! Siamo di nuovo qui sul blog con un nuovo post dedicato alla tendinopatia del tendine d’Achille, ovvero parleremo del dolore al tendine d’Achille che soffrono molti corridori. Per prima cosa potresti chiederti cos’è il tendine d’Achille? In poche parole si tratta di uno dei tendini più importanti e forti del corpo, si trova nel polpaccio della gamba e ha una grande funzione nel camminare e nella corsa. Pertanto, in questo nuovo post parleremo principalmente di quel fastidioso dolore al tendine di Achille e agli infortuni che possono insorgere e come possiamo prevenirli.
Dolore al tendine d’Achille. Perché appare?
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Le lesioni ai tendini sono le più comuni negli atleti, sebbene colpiscano anche le persone che non praticano sport. Pertanto, è essenziale sapere perché si verificano. Diversi studi mostrano che tra il 30 e il 50% di tutti gli infortuni sportivi sono causati da un sovraccarico. Ovvero tutti quegli sport in cui è richiesta una maggiore velocità di contrazione e sono solitamente associati ad un aumento del carico in quella zona.
La nomenclatura usuale è tendinite, ma studi di ricerca indicano che il termine appropriato sarebbe tendinopatia perché si tratta di una condizione che di solito presenta i seguenti segni e sintomi: dolore, tensione e funzionalità compromessa.
Tendinopatia; fattori di rischio per la sua comparsa
La tendinopatia ha un’eziologia multifattoriale che non è ben compresa. In questo caso possiamo classificare i potenziali fattori di rischio in:
- Fattori legati al carico (estrinseci)
- Fattori biomeccanici (intrinseci)
- Altri fattori individuali. Ovvero aspetti come: l’analisi biomeccanica, il tipo di passo, la tecnica di corsa o il gesto sportivo, la storia degli infortuni e fattori esterni. Tutti questi devono essere valutati per diagnosticare con chiarezza quel tendine che non è in grado di supportare una sequenza di carichi a cui è sottomesso.
Inoltre, è importante differenziare l’area del dolore perché esistono tendinopatie non inserzionali (paratendiniti, tendinopatie adesive, tendinosi, rottura dei tendini,…) e tendinopatie inserzionali talvolta associate ad altre patologie (borsite retrocalcaneare, tendinosi inserzionale calcificante, borsite retroacquiale, avulsione calcaneare,…). Pertanto, è importante una corretta diagnosi da parte del professionista sanitario a cui ci rivolgiamo.
Diagnosi e analisi complete di tutti i parametri
Per la sua diagnosi, oltre a quanto precedentemente commentato su una corretta anamnesi (chiedere al corridore segni e sintomi) e un’analisi esaustiva di tutti i parametri coinvolti, l’ecografia ci fornisce ulteriori informazioni. È il test oggi più utilizzato sia per la sua affidabilità che per la facilità di esecuzione. L’ecografia ci fornisce una buona immagine dello stato delle fibre di collagene e dei nuovi vasi attorno al tendine. Una delle chiavi dell’ecografia è che si tratta di un esame dinamico che completa l’esame clinico. Fornisce quindi importanti informazioni sulla funzionalità del tendine. L’ecografia tendinea richiede esperienza ed è “operatore dipendente” (sia la risonanza magnetica che gli ultrasuoni dipendono dall’operatore).
Trattamento della tendinopatia di Achille
Il trattamento della tendinopatia di Achille si concentra solitamente sull’eliminazione dei fattori di rischio estrinseco (come la superficie, una corretta scelta delle scarpe da running e il carico di lavoro), per valutare in modo esaustivo la biomeccanica del corridore (differenze nella lunghezza degli arti inferiori , pronazione, mobilità della caviglia, …) e principalmente per caricare progressivamente il tendine, favorendo così l’assimilazione del carico. È importante tenere conto della tipologia di paziente in relazione all’età, poiché il tendine non è lo stesso nei bambini o negli adolescenti, nelle persone tra i 18-30 anni e in quelle sopra i 35-40 anni.
Il trattamento principale, descritto da Alfredson nel 1998, sono gli esercizi eccentrici. Di solito viene eseguito progressivamente, iniziando con una salita bilaterale, con entrambi i piedi, e la discesa nello stesso modo. Man mano che i sintomi migliorano, verrà eseguita una risalita bilaterale, ma la discesa sarà modificata in unilaterale con la gamba del tendine interessato (se il problema è presente in un solo tendine).
In conclusione runners!! Se notate i sintomi sopra descritti…. La prima cosa che dobbiamo fare è abbassare il ritmo dell’allenamento (carico) o della competizione. È fondamentale mettersi nelle mani degli specialisti per una buona diagnosi clinica e quindi seguire le linee guida terapeutiche consigliate.
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